Progetto ARAICS
Dove: Milano, quartiere di Villapizzone, Municipio 8, Centro CAMAF
Quando: 2018 – 2019
Destinatari: ragazzi delle scuole superiori
Con chi: Unione Buddhista Italiana
Stato: Concluso
Attività: Il progetto aveva l’obiettivo di svolgere azioni per il rafforzamento dell’apprendimento dell’italiano e la cittadinanza dei ragazzi rifugiati, attraverso l’attuazione di percorsi formativi.
Un primo percorso era destinato alla formazione di musicisti di strada e percussionisti di ritmi africani rivolto ai ragazzi delle scuole superiori con lo scopo di apprendere, mediante l’utilizzo di strumenti semplici (zucca, tamburi, campane, ecc.) le basi ritmiche della percussione africana, dando vita simultaneamente ad un vero e proprio spettacolo che si è svolto all’interno della scuola.
Nello specifico il programma comprendeva: Scoperta dei ritmi africani, dalla musica tradizionale a quella moderna; Body Drum, creare il ritmo con il corpo e la voce; Apprendimento o iniziazione ai diversi ritmi di strutture semplici, mediante vari strumenti di percussione; Apprendimento o iniziazione ai ritmi di struttura circolare; Prova ed integrazione delle strutture ritmiche imparate tramite strumenti melodici o vocali; Rielaborazione delle nozioni acquisite e prova con gli strumenti.
Il percorso si è svolto presso il Centro CAMAF con la presenza di un percussionista specialista dell’insegnamento del ritmo e un educatore.
Compagnia Africana punta molto sull’esperienza della letteratura orale e la formazione dei narratori ed infatti su questo ha basato il secondo percorso di Laboratorio: sul racconto. Un eccellente strumento per stimolare l’apprendimento dell’italiano nell’ambito di alcune categorie sociali di alcune istituzioni come le scuole di insegnamento della lingua italiana per immigrati o ragazzi minori non accompagnati. Lo scopo era quello di supportare il rifugiato o minore non accompagnato nel raccontare la propria storia in italiano con “linguaggio” rap.
Questo metodo ha favorito l’apprendimento dell’italiano, creando un’atmosfera di dialogo e confronto costruttivo tra i partecipanti ma, soprattutto, ha reso possibile il racconto di alcune storie vissute, frammenti importanti di memoria, spesso colmi di sofferenza e carichi di brutte esperienze. La conclusione del percorso si è svolta con momenti di protagonismo che hanno visto i “narratori immigrati” in una perfomance estremamente coinvolgente ed emozionante, con la partecipazione di tutti i ragazzi coinvolti nel percorso di Laboratorio ed un pubblico di prossimità, con il fine di creare una condivisione di storie di vita che meritano di essere conosciute e comprese per una maggiore coesione sociale tra le diverse categorie e culture.