Chi siamo
- Mission
Nata nel 1996 con lo scopo di migliorare i processi di integrazione e inclusione sociale e socio-economica delle persone con minori opportunità, con particolare attenzione ai giovani e donne migranti e delle nuove generazioni, Compagnia Africana si riconosce nei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Ridurre le diseguaglianze, valorizzare la diversità, fare la differenza … Questo, per Compagnia Africana, il percorso da intraprendere. Creare condizioni che possano aumentare la capacità del singolo e/o di un gruppo, generare opportunità, prospettive e possibilità di decidere della propria vita.
Il potere che hanno queste differenze di stabilire il destino di una persona annulla la forza generatrice della diversità, rendendola diseguaglianza. E oggi che le condizioni dei più svantaggiati si articolano in società sempre più complesse, in un disagio che pervade tutta la loro vita, dove la collocazione nel mondo assume un ruolo trasformativo fondamentale.
Ma questa diversità è anche la particolarità di ognuno, la sua storia, la sua vita. Da qui parte il lavoro di Compagnia Africana, impegnata da anni a costruire percorsi di educazione non formale, con attività didattico-educative e ludico-creative che fanno della diversità un punto di partenza, non di arrivo.
centro camaf
Lo sviluppo passa dall’inclusione, da quella forma di presa in carico della vulnerabilità che tende all’autonomia, attraverso una responsabilità più collettiva. Da qui è nata l’esigenza di dotarsi di una struttura in grado di accogliere, promuovere, organizzare e realizzare interventi educativi e iniziative culturali che portino a percorsi di autonomia sociale ed economica, che si realizzano nelle comunità e per le comunità.
La sfida più grande del Centro CAMAF, sito in Via De Predis al numero 9, nella zona del Municipio 8 di Milano, sede operativa di Compagnia Africana dal 2013, è quella di entrare in dialogo costante con i territori, le persone che li abitano e i loro problemi e che in loro provano a trovare le giuste risposte.
Non lavorare per le persone, ma con le persone, proponendo metodi e modelli tesi a favorire il dialogo, il confronto, lo scambio, la conoscenza tra culture diverse.
Crediamo che la risposta ad un bisogno, se non è collettiva, difficilmente possa avere conseguenze sul contesto sociale: porsi nei confronti del territorio non come quelli che sono dalla parte del giusto, ma come quelli che possono contribuire a farlo crescere.
Non esiste una ricetta, ma piuttosto l’adozione di una forma culturale, una riscoperta degli elementi che uniscono le generazioni, le persone, le comunità per affrontare con pari dignità il futuro.
Azioni che moltiplicano quelle palestre di protagonismo che allenano ad essere parte, a prendersi carico … Sviluppo sociale è sapere che il bene individuale non può essere separato dal bene di tutti.